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Era l'elemento centrale del sistema difensivo austriaco; vi si distinguono tre periodi di costruzione: la cinta esterna di origine medioevale (parte merlata); il ridotto interno,

austriaco (1850/58); la torre (1889) commemorativa della battaglia persa dai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi il 30-31/5/1859 e sede di un ossario. Stupenda la posizione panoramica. Ampio il parco pubblico che lo circonda.
Il forte detto Castello serve a diminuire alquanto il difetto della caserma, del forte Nord e della batteria di punta S. Michele, essendo questi dominati dall'altura di Castello quasi a tiro di pistola. Gli Austriaci riordinarono, come sopra è toccato, una vecchia opera, ch'era un castello di forma irregolarissima, in parte chiuso da ramparo con parapetto, in parte da muro con feritoie e merlato per poco tratto. Nell'interno di questo forte è un ridotto in forma di croce, con pareti leggere di muro, coperto di blinde, con sopra un ballatoio dove era un telegrafo aereo corrispondente con altro simile sul forte di Cerro: tale ridotto può contenere un centinaio e mezzo di uomini, e vi sono magazzini per munizioni, per attrezzi e per vettovaglia. Intorno ha un cammino coperto, di terra, che corre lungo un sentiero.

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Al forte di Castello si va per vie di comunicazione dal forte Nord, da Laveno e dalla caserma: un ponte di fabbrica sospeso unisce la caserma alla pendice occidentale dell'altura di Castello. Il forte di Castello e il cammino coperto sono dominati dalle vicine alture di Monteggia e di Sasso-del-Ferro.

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A quei giorni le descritte opere erano così armate. Il forte di Castello aveva due cannoni da 36, due da 16 e un obice da 18; il forte Nord aveva due cannoni da 24; il forte di Cerro aveva cinque cannoni da 16 e un obice da 18, cioè tre sul terrazzo e tre in casematte nel secondo piano, due dei quali rivolti al seno di Laveno, uno al lago».

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